Edoardo Malagoli:
l'isola e il professore
di Giuseppe Mazzella
"Se ho dei rimpianti? I rimpianti sono di chi ha ambizioni.
Debbo dichiararmi un uomo privo di ambizioni che non siano quelle della fedeltà a se
stesso".
Sta forse in questa
risposta la "chiave di lettura" dell'Uomo Edoardo Malagoli, professore di
italiano e latino per tre generazioni di studenti al liceo classico di Ischia dal 1935 al
1976, storico e filosofo formatosi a quella irripetibile scuola storicistica di Don
Benedetto Croce, "il sacro nome meridionale", come direbbe Auden, che Edoardo
Malagoli ha amato di più fra tutti i suoi "maggiori", fra i quali Adolfo Omodeo
e Fausto Nicolini.
Fu proprio la passione per il Mezzogiorno e la sua cultura "che veniva vista con
sufficienza al Nord" che lo fece approdare, appena superata la trentina, a Napoli
dove frequentava il Palazzo Filomarino, la casa di Croce, che era stata precedentemente il
luogo di insegnamento di Vico e Croce ne aveva fatto la sua casa "quasi a
significare una continuità ideale non solo di pensiero ma perfino di luogo tra il Maestro
ed il grande allievo".
"Fu così che nel 1955 decisi di stabilirmi definitivamente nel Mezzogiorno
d'Italia - mi spiega all'inizio del nostro incontro - e poiché ho sempre amato
il mare scelsi Ischia per la sua bellezza che allora era straordinaria".
Il nostro incontro avviene in una piovosa sera di marzo (1987) nella sua casa situata a
Forio in località "Spadara" e la casa, dove vive dal 1962 con la seconda moglie
Zamira, maestra di danza, ed il cane "Delfi", uno Schnauzer, si chiama proprio
come la località, "La Spadara", quasi a testimoniare un estremo rispetto per
tutto quello che è tradizione locale.
E' una casa di 160 metri quadrati ad un sol piano. "Pensi che il progetto redatto
negli anni '60 dall'arch. Cesare Longo prevedeva due piani per i quali esistevano tutte le
autorizzazioni ma preferii - sottolinea - realizzare un sol piano sperando di
dare il "buon esempio" in modo che anche gli altri che avrebbero costruito in
seguito conservassero il rispetto per il paesaggio, essendo anche presidente della sezione
isolana di "Italia Nostra" ma, a giudicare dall'invasione del cemento che è
sopraggiunto, l'esempio non è servito".
C'è una campagna coltivata di circa 1800 mq. dove Edoardo e Zamira coltivano di tutto ma
soprattutto piante esotiche come il rabarbaro e producono con le ortiche perfino un
elisir.
Eppoi c'è il "cantiere" dove Edoardo Malagoli si costruisce le sue barche a
vela. Fino ad oggi ne ha costruite dieci. Tutte di piccole dimensioni, al massimo sei
metri, "perché il mezzo tecnico deve essere più piccolo dell'impresa che compie
l'uomo, solo così c'è il gusto di condurre una barca a vela". L'ultima sua
barca è il "Rikki Tikki Tavi" ed è ancorata nel porto di Casamicciola. Porta
il nome della mangusta di Kipling che nei Racconti della giungla vince la sua impari lotta
con il serpente cobra, come dire che la piccola imbarcazione è capace di tener testa al
più furioso dei mari.
Oggi Edoardo Malagoli ha 69 anni. E stato per oltre trent'anni il protagonista della
"cultura laica o liberale" nell'isola d'Ischia, schierandosi, senza
tentennamenti, contro quella che Guicciardini chiamava "la scellerata tirannide dei
preti" e tenendo centinaia di conferenze delle quali non ha mai provveduto a
conservare memoria con qualche scritto o registrazione.
Suscitò "scandalo" negli anni '60 per il suo insegnamento laico e per i suoi
metodi educativi con quel "rivoluzionario" rispetto per gli alunni ai quali dava
del "lei" anzicché del "tu".
È nato in un paesino delle Marche, Offida, in provincia di Ascoli Piceno, secondo dei
quattro figli di Cesare Malagoli, dottore in agraria ed enologo di fama nazionale morto
nel 1981 a 99 anni, e di Ada Cervi, casalinga.
"La nostra era una famiglia laica e risorgimentale ed i valori del Risorgimento -
mi dice - i nostri genitori li hanno trasmessi a noi".
Gli studi liceali a Brescia ma l'ultimo anno a Venezia per "poter scrivere una tesina
in Storia dell'arte sui monumenti di Venezia" poi la Facoltà di lettere alla Statale
di Milano e gli studi completati dopo gli anni di guerra trascorsi da sottufficiale negli
Alpini.
A Brescia negli anni '50 Edoardo Malagoli comincia ad insegnare lettere ma inizia anche
l'impegno politico nel partito liberale. "Il partito di cui Croce fu splendido
presidente ed io umile operaio - mi dice - e per il quale voterò ancora anche se
debbo confessare che il filone liberale, così intenso, così nobile, nel Sud si sta
essiccando. I tempi di Cortese, di Compagna, che è stato per lungo tempo mio compagno di
partito prima di passare nel partito repubblicano, sono passati".
A Brescia Malagoli diventa segretario cittadino del Pli e partecipa a due elezioni
politiche come candidato per la Camera dei Deputati.
Dal 1952 al 1953 dirige "Il Giornale di Brescia" e collabora a
"Costume", la rivista letteraria di Enrico Emmanuelli.
"Poi questa attività di insegnamento, di pubblicistica, di battaglie politiche
mi produsse un senso di saturazione - continua - ed avvertii la crisi che avrebbe poi
investito il mondo moderno ed avvertii un forte richiamo per la cultura meridionale che
nell'Alta Italia era poco apprezzata proprio perché il Nord era dominato dallo spirito
pragmatico dei lombardi e qui cade la mia conoscenza personale e poi un rapporto sempre
più affettuoso con la figura del Croce. Mi trattenevo per settimane nella casa di Croce,
avendo l'opportunità di conoscere quelli che erano i grandi esponenti della cultura
meridionale, da Omodeo a Nicolini eppoi Guido Cortese, Epicarmo Corbino ed Alfredo
Parente".
"Questa esperienza e questo contatto con gli uomini di casa Croce mi hanno reso
ancora più innamorato della storia di Napoli e delle sue tradizioni per cui ad un certo
punto non ho trovato di meglio che soggiornare nelle vicinanze ed avendo scoperto che ad
Ischia c'era un liceo classico decisi di conciliare il lavoro con l'incanto del
mare".
"Il mare è stato sempre, come dire, uno dei richiami più forti. È una
dimensione metaforica, è una grande metafora della vita e francamente non saprei ancora
oggi stabilire se l'uomo è per sua natura "talattico" cioè uscito dal mare o
è invece un ospite della terra che però ha sempre nostalgia per il suo punto
d'origine".
Gli chiedo di raccontarmi i trenta anni passati al liceo di Ischia che, mi sottolinea, "non
si è mai chiamato "Giovanni Scotti"".
"Gli anni del liceo furono molto belli, molto ricchi, soprattutto il primo
quindicennio fu di eccezionale attività in un clima di grande fervore, si respirava un
aria creativa, quasi di pionerismo perché era una specie di "scuola itinerante"
che si trasferiva ogni anno in case d'affitto, molto scomode, senza attrezzature, ma
queste carenze venivano dimenticate perché c'era il piacere di questa attività,
l'adesione degli studenti e c'era quindi questo incontro felice, prima di tutto sul piano
umano, tra questa popolazione che proveniva da tutti gli angoli dell'Isola e gli
insegnanti. C'era molto da fare. Non c'erano tradizioni scolastiche degne di questo nome.
La scuola pubblica doveva farsi le ossa. Era una scuola di Stato che avrebbe dovuto
assumere quelli che erano gli scopi dell'istruzione pubblica perché, almeno agli inizi,
la tradizione della scuola clericale aveva introdotto nella mente dei ragazzi degli
equivoci".
Quante generazioni di studenti, professore - gli chiedo - ha visto passare fra i banchi?
"Tre generazioni di studenti. I miei ex alunni oggi sono padri e madri e qualcuno
è anche nonno".
Chi ricorda particolarmente, domando, fra tutti i suoi alunni?
"Ricordo Giovanni Zamboni, figura solitaria, di sangue misto, in parte tedesco in
parte italiano, figura molto acuta e molto inquieta, il quale poi ha fatto parlare di sé
perché è diventato un brigatista rosso e tuttora su di lui pende un mandato di cattura
ed è latitante!". "Oggi avrà una cinquantina di anni. Si laureò in
Germania con una tesi di storia sul comunismo albanese. Tornò con una cultura marxista
molto ferrata. Ebbe un incarico all'Università di Trieste, anche su mio interessamento
perché conoscevo il sindaco di Trieste! Vorrei ricordare Giorgio Vuoso di Testaccio e
Franco laccarino di Casamicciola che negli anni '60 furono gli unici a chiedere
l'esenzione dall'insegnamento religioso. Suscitò allora clamore e scandalo".
"Furono gli anni in cui ad Ischia operava con molta durezza, con molta autorità
un vescovo, mons. Cece, con il quale ebbi degli scontri duri. Ci furono da parte sua delle
denunce al Ministero della P.I., inchieste a non finire da parte degli ispettori centrali,
per il mio insegnamento laico, liberale non in senso politico ma in senso storico, ed ho
sperato per molto tempo che le denunce che mi piovevano addosso portassero il mio caso
alla Corte Costituzionale perché era evidente la contraddizione esistente nella Carta
Costituzionale tra l'art. 7 che regola i rapporti tra Stato e Chiesa e l'art. 33 che
afferma che l'arte e la scienza sono libere e libero è il loro insegnamento. Avrei
voluto, non per vocazione di martirio ma soltanto per amore della verità, che si
chiarisse questa ambiguità che grava sulla scuola di Stato. Non fu chiarito per prudenza
delle autorità scolastiche di allora. Ma furono anni duri perché c'era l'intolleranza di
una certa opinione pubblica, anche se i genitori e gli alunni manifestarono sempre una
forte corrente di simpatia e di solidarietà".
La domanda a questo punto dell'intervista diviene spontanea: un paragone tra l'Isola di
ieri e quella di oggi e questa crescita economica straordinaria ha prodotto altrettanta
crescita culturale?
"Molta acqua è passata sotto i ponti. La situazione nella scuola è cambiata.
Oggi quei problemi sono stati superati. Ma direi la crescita culturale dell'Isola non c'è
stata in maniera adeguata. Direi anzi che questo è uno degli aspetti più seri e vero,
del ritmo di crescita dell'Isola".
"Negli anni '60 aderivo all'indirizzo culturale di Mario Pannunzio, degli amici
de "il Mondo", delle grandi battaglie di Antonio Cederna sull'ambiente. Allora
fui spinto ad entrare in "Italia Nostra". Nel 1962 tenemmo ad Ischia un convegno
su "Paesaggio e turismo in Campania" con una relazione del prof. Corrado
Beguinot e con la presenza attivissima, polemica, aggressiva, di Roberto Pane. Fu
presentata la necessità di integrare il piano paesistico Calza Bini con un nuovo piano
regolatore generale e data l'autorità degli intervenuti molti di quelli che divennero in
seguito "progettisti" chiesero l'iscrizione ad "Italia Nostra", forse
per convenienza; sta di fatto che alcuni anni dopo la sezione ischitana fu sciolta per una
crisi interna e mai più ricostruita. Quel convegno rimane comunque una pagina importante
se non altro perché si dica che qualche cosa si è tentato di fare per incanalare la
pressione storica dello sviluppo. La figura politica dominante in quei tempi era Vincenzo
Telese. Figura benemerita per tanti lati ma nello stesso tempo mi colpiva la facilità con
cui il ceto imprenditoriale si era legato ai suoi progetti".
"Avvertii in questo consenso il rischio di uno sviluppo selvaggio, che si confermò
chiaramente negli anni successivi. Mettevo in guardia insomma, sul "culto della
personalità"".
"Ribatto che sostanzialmente da allora è cambiato poco perché anche oggi c'è
un "culto delle personalità politiche"".
"Sì, oggi c'è ancora - conferma - ma oggi si profilano figure
politiche emergenti in condizioni diverse. La nuova classe politica emergente è più
frazionata, più figure, se vogliamo, di secondo o terzo piano. Ma sembra però che queste
classi amministrative siano, in qualche modo, più spregiudicate, più ciniche, più
crudeli, senza quelle doti di umanità dei vecchi personaggi della generazione passata,
essendosi dilatati gli interessi sembrano dilatarsi anche gli appetiti che fanno aggio su
tutto il resto".
"Uno degli aspetti che sembrano caratterizzare il clima culturale dell'Isola è che
qui una vera lotta ideologica non esiste e che è stata sostituita da un arrivismo
estremamente pericoloso. Qui è stato trascurato tutto un campo di elevazione sociale che
invece è una componente fondamentale della effettiva crescita anche economica di un
isola".
"Qui non si avverte questo aspetto fecondo che è la cultura. La scuola ischirana
ha subito gli effetti negativi degli anni dal '68 al '70 ma non ha avuto le cariche
positive, gli entusiasmi, che sono quelli che contano, e che possono giustificare il
fervore dei moti del '68. Oggi la scuola vivacchia male. È migliorata nelle strutture
esterne ma mi sembra una scuola alla deriva, senza anima educativa. Ho sofferto questa
decadenza ed ho preferito ritirarmi dall'insegnamento prima del tempo massimo
consentito".
Professore, chiedo, ha mai pensato di rientrare in politica a 69 anni?
"No, perché non mi riconosco doti combattive sufficientemente forti per
affrontare queste battaglie che qui sono particolarmente difficili perché non si svolgono
su di un piano ideologico. Ho avuto inviti ma ho capito che ciascuno deve fare quello che
sente di poter fare meglio. Mi assegno il compito di un uomo ormai di una vecchia
generazione che non rinuncia però a credere che certi valori devono esser tenuti vivi,
che per quanto il mondo si sia accelerato nei suoi ritmi, nelle sue trasformazioni questo
non significa che questi aggiornamenti continui neghino valore alle migliori tradizioni.
Resto pervicacemente un umanista, ciò che è culto dell'uomo nella sua dignità, culto
dell'uomo soprattutto nella conquista della libertà, che non è mai libertà da
costrizioni esterne ma è libertà per qualche cosa, per l'affermazione al bello e
soprattutto del proprio rispetto per l'eterno valore dell'onestà".
"Questa idea di libertà positiva e non negativa la trovo un pochino
"strapazzata" dall'abuso, dall'usura di certi termini che vanno per la maggiore
oggi, come per esempio la parola "democrazia". La democrazia non è mai tale se
non è "aristocrazia", s'intende aristocrazia dello spirito. Sono educato a
misurare in tempi lunghi le vicende, vivo nella cultura storica e non è che queste mie
lamentele mi portino ad essere pessimista. L'educazione storicistica mi porta ad aver
fiducia nella vita e quindi all'indulgenza, alla pazienza ma mai ai compromessi di
carattere morale. Questo spiega il mio impegno nel circolo culturale "Sadoul" e
l'affettuosità con la quale seguo certe iniziative come il Premio di Poesia "Ciro
Coppola, per lo studente italiano" che mi sembra una iniziativa così alta, così
lodevole, così esemplare che forse non ha quell'attenzione che meriterebbe".
Professore - chiedo al termine della nostra lunga chiacchierata svoltasi accanto al camino
- quale sarà il futuro, secondo lei, della nostra isola?
"Il futuro è certamente affidato ad orizzonti più vasti - replica - e
direi che l'Isola si dovrà "italianizzare" nel senso più alto, cioè dovrà
prendere gli aspetti più positivi, più stimolanti, di cui l'Italia è capace e nello
stesso tempo si dovrà "europeizzare" sempre di più, il che non significa
imparare semplicemente le lingue straniere che servono per il turismo ma farsi una
mentalità veramente "planetaria" il che non vuol significare uscire dal
"provincialismo" o dal "paesismo", è vero, perché tanto più si è
moderni tanto più si è capaci ed aperti al futuro quanto più si è fedeli osservanti e
memori delle proprie tradizioni. Una modernità senza radici è una falsa modernità.
L'impegno degli ischitani dovrebbe essere quello di conoscere meglio la loro lunga storia,
la loro grande storia, che ha pagine ricchissime, di luce e di ombre, come ogni storia
vivente, per poter meglio aprirsi alla storia in fieri che è storia europea".
Da "Il Settimanale d'Ischia", n. 43 (1-4-87) poi in
"Tempi d'Ischia" 1988, pp. 26-30
Edoardo Malagoli (1918-2001) è stato docente per oltre venti anni presso il Liceo
Classico "G. Scotti" di Ischia. Ha partecipato attivamente alla vita
socio-culturale dell'isola fondando la sezione di "Italia Nostra" e
testimoniando la sua passione civile nelle battaglie sul divorzio, l'abrogazione del
Concordato, ecc.. Autore di numerosi saggi, ha pubblicato nel 1990 Appunti e spunti
(Valentino Editore). I Soci della "Pro Casamicciola Terme" hanno impressa per
sempre "l'affettuosità" del Professore nel seguire la nascita e la vita del
Premio di Poesia "Ciro Coppola": infatti è stato Presidente della Giuria dalla
prima edizione (1978) fino alla XIII Edizione 1990, continuando, poi, a seguire tale
"iniziativa così alta, così lodevole, così esemplare che forse non ha
quell'attenzione che meriterebbe". E' stato fondatore e presidente del Circolo G.
Sadoul dal 1981.
A cura dell'Associazione "Pro Casamicciola Terme" in occasione delle
manifestazioni conclusive della XXIV Edizione 2001 del Premio Internazionale di Poesia
"Ciro Coppola" per lo studente italiano e dell'Unione Europea - Premio del
Presidente della Repubblica.