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Pagine
di confessioni
Relazione della Giuria Tecnica della XXIV Edizione 2001
Il Premio Coppola, quest'anno, ha perso uno dei suoi più validi
sostenitori, il professore Edoardo Malagoli, presidente della giuria in ben 12 edizioni,
dal 1978, anno della fondazione, al 1980 e dal 1983 al 1991.
Sin dall'inizio egli apprezzò l'iniziativa e vi collaborò
fattivamente, considerando il premio "una ideale palestra letteraria che forniva
ai giovani l'occasione di testimoniare il loro travaglio spirituale quale è quello che un
componimento poetico comporta e di confrontarsi a livello nazionale."
"Se infatti si pensa, - scriveva in sua relazione - alla carica affettiva
insita nell'animo giovanile proprio negli anni in cui si compie l'approccio col mondo
culturale e letterario che la scuola media superiore propone, si può meglio intendere
quanto risulti stimolante l'occasione di un concorso che offra agli studenti uno spazio
nazionale di comunicazione ove poter confrontare esperienze, verificare risultati,
riceverne indicazioni; soprattutto quando la scuola italiana sembra ignorare le esigenze
creative dei giovani, esigenze che costituiscono una componente non secondaria della loro
età."
Con lo scorrere degli anni egli annotava con soddisfazione il sempre crescente numero
di partecipanti, la validità dei componimenti, per cui - scriveva ancora - "è
facile presagire lo sviluppo ulteriore che il Premio è destinato ad avere; ideato con
felice intuizione da un gruppo di giovani e tradotto in realtà organizzativa con la
determinazione che l'entusiasmo sa dare, esso è diventato ormai una istituzione nazionale
ed aperta ai valori culturali ed artistici, una opportuna occasione per esprimere stati
d'animo ed aspirazioni, per misurare un impegno creativo con piena libertà di voce in
quanto il Premio è immune da ogni interferenza ideologica o politica."
Non spetta a me delineare la poliedrica figura del professor Malagoli, ma in questa sede
ho voluto ricordare, sia pure brevemente, quanto il Premio Coppola gli debba.
Lascio a coloro i quali l'hanno frequentato e per i quali, a quanto sembra, è stato un
punto di riferimento, il compito di precisare la sua opera di educatore e di intellettuale
impegnato.
Per quanto mi concerne ho accolto una sua suggestione, quella, cioè, "di una
valutazione diacronica, la quale consente di cogliere il lento svolgersi delle situazioni,
che sempre costituiscono motivi di ispirazione per i giovani autori, e la resistenza al
tempo di quanto fu scritto in precedenza." In altri termini, lo studio sulle
varie edizioni del "premio", considerate "una significativa traccia per
disegnare l'andamento del modo di sentire dei giovani in rapporto alla propria
epoca." Studio che spero proporre l'anno prossimo, in occasione della XXV
edizione del Premio.
*
L'alto numero dei partecipanti al concorso in questa XXIV edizione, la provenienza
dei concorrenti da ogni regione d'Italia e dai vari istituti comprovano la diffusione e la
validità di una iniziativa, collaudata da un successo che è andato sempre crescente nel
corso degli anni.
Risulta evidente che il "premio" porge agli studenti un invito e uno stimolo ad
esprimere i loro sentimenti, un impegno a dare testimonianza dei loro orientamenti e della
loro sensibilità letteraria, "a ritrovare nel discorso poetico quella civiltà
della parola che tanta parte ha nell'elevazione dell'uomo e della sua storia."
Indagati in ottica sociologica, i componimenti evidenziano una propensione al colloquio
interiore, un'ansia di valori autentici, un abbandono quasi generale di quei grandi temi
che sembravano imporsi negli anni precedenti, come la precarietà della condizione umana,
la commossa pietà per il prossimo, per il mondo dei diseredati, la guerra, la mafia, la
droga
Urge, invece, un ripiegamento, ora dolce e sommesso, ora sicuro, in se stessi,
nell'espressione di un tormento esistenziale che a volte si compiace di teoremi, più o
meno intellettualistici, della vita e sulla vita.
Non poesia d'evasione né poesia impegnata, non struggente nostalgia per Eden per sempre
perduti né esercizi di stile, ma quasi pagine di confessioni, ora timide ora più o meno
teatrali, ove non sempre traspare una discreta sensibilità né sempre sono ricche di
sobrietà e aliene da parole ad effetto. Confessioni che rivelano anime inquiete,
commuovono e dànno da riflettere.
Quanto ai moduli espressivi, pur con qualche ricorso a sperimentalismi, predominano ritmi
di una buona tradizione letteraria, assimilata con qualche perizia, ed un tono qualitativo
di indubbio decoro, confermando da parte dei concorrenti una cognizione
storico-letterarria di buon livello ed acquisita senza assoggettamenti passivi. |