Sole
Francesco Panero
Non ti curi del pianto
stizzito al pasco vano
della cura, del vanto
beffardo al trionfo nano
che più accendi e più negli animi stolti,
che ai genitori tuoi avvampa i volti?
Né terra, la madre, vanta o si pena
dei figli relitti che vagano poi
ebbri, molciti dalla cantilena
di labili credi, speranze ed eroi.
Pur tu che milludi
damore fiorito
imbracci gli scudi:
dun tratto mi vedi
piacevol nemico.
Sei scroscio di luce,
sei fertile terra
cha vita conduce
lamore rinchiuso
nel seme che erra.
Non solo minganni.
Mi tasti, mi molli,
raddoppi gli affanni
del germe che stenta
di schiuder tra folli.
Ma luomo che preda
è preda a sua volta.
Ne duole chi veda
di tra la condensa
sul vetro raccolta.
Meglio larsura nel limo, le corse
di un altro sole, forse.